venerdì 30 gennaio 2009

Harinskr - by Analfa...pour femmes


Per la collezione "non-ci-sono-più-le-mezze-stagioni", firmata dallo stilista analfabeta emergente Analfa, vi presentiamo il prestigioso abito da sera Harinskr.
Con le sue guarnizioni di pregio in pura aringa marinata del mare dei Caraph, il modello Harinskr è ideale per la donna che vuol essere seducente mandando in fregola gli uomini di tutto l'isolato come gatti randagi del Metcheti.
Harinskr è per l'elegante signora che prende la vita con pilyo.
Grazie al tessuto connettivo inter-ittico della sua trama, l'abito è abilitato, con tanto di marchio CE, alla funzione seduttiva "tanticas".
Per una serata di gran gala con le amizers o per un piacevole raduno di mingle, scegli il modello Harinskr, consigliato anche dall'agenzia Monap.

Harisnkr: e il tuo uomo non farà più il pesce in barile!

By gillipixel

mercoledì 28 gennaio 2009

Cleta

Cleta dell'ordine Cletarius Magnum è un pesce di piccole dimensioni, che vive nelle acque del fiume Stins. Il suo habitat naturale è stato a lungo studiato dal biologo Chiling Fersa, noto per aver trascorso un mese vivendo sul fondo del fiume stesso travestito da alga reppie (ndr: l'alga reppie emette bolle d'aria quindi il biologo poteva indossare il respiratore senza essere notato). Il contributo di tali studi all'etologia ittica è stato enorme e fondamentale. Infatti si è potuto capire, tra le altre cose, che il nuotare a zig zag del piccolo cleta, non era una strategia di difesa dai predatori. Questa infatti si esplica nel semplice cambio di colore (mimetismo) dell'animale.
Bensì è conseguenza dei festeggiamenti che seguono ogni fase mimetica riuscita. Il cleta, una volta sfuggito al predatore, prima compie una sorta di danza circolare della durata di circa 5 minuti, poi, agitando le pinne, chiama a raccolta altri suoi simili e tutti insieme si nutrono abbondantemente di alghe acina le quali contengono elevate quantità di wizet, sostanza con effetti simili all'alcool per il piccolo cleta. Una volta terminato il pasto conviviale, ciascun cleta torna alla propria tana. Dunque non trattasi di movimento a scopo di difesa bensì di ubriachezza.
by farlocca and rosalux

martedì 27 gennaio 2009

I nasi appassionati di Unfiech

La fama dell'agenzia Monap si era diffusa per monti e per valli.
L'avvocato Lompolly l'aveva consigliata al caro amico Plateet, che come abbiamo visto si era trovato benissimo. Da lì era iniziata la sua stupenda avventura d'amore con Ingle, nome che nell'antico dialetto della sua tribù, i Pesseni, significa "adorata di giorno ed amato di notte".
Plateet ed Ingle, sulla scia della loro passione, erano partiti per un viaggio senza meta precisa.
Dopo un giorno ed una notte di folle girovagare per i monti Equading sulla loro jeep Usigu ("il fuoristrada che fa figu", come recitava lo slogan della casa automobilistica Oushalet) la dolce coppietta si era ritrovata nello sperduto paesino di Unfiech.
L'ameno villaggio era abbarbicato sul solingo cucuzzolo del monte Puderso con l'altrettanto solinga sua caratteristica: i cinquantadue abitanti erano tutti scapoloni inveterati.
Non era difficile capire le cause di quella desolante penuria sentimentale, ma quei marpioni "donnolesi", un po' anche per non cadere in depressione, ingannavano se stessi con pretesti bizzarri, fra i quali annoveravano pure la lunghissima tradizione del Celib (ndr: lo giuro, blogspot mi ha dato questa parola proprio adesso!!!).
Secondo l'usanza del Celib, una donna non dotata di afrori ed aromi del corpo molto intensi non era degna di considerazione. Gli scapoloni di Unfiech lamentavano che le loro esigenze di femminilità erano state drasticamente penalizzate dalla malamoda della diffusione dei profumi moderni.
Parlando del più e del meno con Plateet ed Ingle, vennero a sapere dell'agenzia Monap e non disponendo di internet, ma solamente del Unevali (un mezzo di comunicazione fra le valli con messaggi scritti su post-it incollati su dorso di caprone), affidarono alla coppia questo annuncio da rigirare all'agenzia:

"...centoquattro narici affiutate d'amore,
chiudendo anche un occhio sul passato onore,
aspettano a braccia aperte cinquantadue donne d'odore...
"



By gillipixel

Storie dell'agenzia Monap: Plateet




Plateet era solo a casa, girava su internet sperando che Venere lo accogliesse. Si era iscritto all’agenzia Monap raccomandatagli dall’avvocato Lompolly. Era molto che stava da solo, viveva alla giornata senza pensare al futuro, ma una punta di tristezza cominciava a corrodergli l’anima. Mise il suo annuncio:

Sono Single, ma sto cercando di smettere..............” 

Incontrò Ingle. Era trans. Vissero per sempre felici e contenti.

by farlocca

sabato 24 gennaio 2009

Vieni in gita ad Hablu

Siamo fieri di annunciare l'apertura delle adesioni per una vacanza in offerta speciale ad Hablu, isolotto caraibico dell'arcipelago di Imegelia, unica località di mare che consente di tornare a casa abbluati anzichè abbronzati.

Il viaggio sarà organizzato dalla nostra agenzia turistica Irtultur, nota per la proposta di una impeccabile disorganizzazione logistica durante le vacanze.
Si tratta dell'ultimissimo grido per il turismo d'elitè, la moda più trendy della tendenza più fashion fra la gente più "cool" degli ambienti più "in" del momento (in pratica, il famoso pacchetto vacanze "in the'l cool").

Richiedi a noi la tua scomodità vacanziera preferita, siamo a disposizione per ogni disagio dei tuoi desideri, siamo qui per realizzare l'inconveniente dei tuoi sogni.

Il viaggiatore ideale per l'offerta Irtultur spazia fra i tipi sociali più disparati.

Nostre affezionate clienti sono ereditiere annoiate da mille viaggi saturi di ogni bizzarra attrattiva in tutte le località del mondo, donne che hanno volato da un estremo all'altro del globo, planato sopra Faishno e Aunabing, passando sopra gli sconci vigneti di Vininbuc.
Donne che hanno visto il sole tramontare sulla valle dei musei di Coadart, mentre facevano una coda di 52 km. nel deserto di Perausl, ai piedi dell'altipiano del Ticket , per assistere all'unica esposizione universale della dentiera dell'imperatore Reediter I, ultimo regnante della dinastia Onoalla.
Donne che si sono avventurate notte tempo nei bassifondi di Ladrazzl, per provare l'ebbrezza dello "Shavexc", una sorta di furto con destrezza praticato da manigoldi gentiluomini locali, i Vaboxber, che alleggeriscono l'ignara turista mentre si aggira per le bancarelle dei vicoli.
La vittima del borseggio non solo non si rende conto subito del gesto intrusivo, ma una volta rientrata in albergo si scopre anche uscita dal gentil-scippo senza mutande e con un'ascella sapientemente depilata.
E ancora, i viaggi Irtultur sono l'ideale per capitani d'industria giapponesi bramosi di evadere dalla perfetta routine professionale delle loro aziende precise come orologi del Catuach.
Multu Rescura, amministratore delegato della multinazionale Preplut, leader mondiale della produzione di tapparelle ed imposte, ancora a distanza di anni continua a spedire lettere di ringraziamento entusiastiche alla Irtultur per la settimana di sfrenato rodeo per la doma dei selvaggi Nonascer (cavalli esistenzialisti infuriati per il fatto di esser venuti al mondo), specialità equestre che ha potuto conoscere grazie ad un soggiorno nello sperduto Rench Ovardo di Horaccha.

Prenota oggi stesso il tuo biglietto per Hablu: ti garantiamo di fare ritorno a casa incazzato blu!

By gillipixel




venerdì 23 gennaio 2009

Lompolly


L'avvocato Lompolly aveva dei disturbi strani da un po'. Mal di testa, dolore agli occhi, sfoghi sulla pelle. Cominciava ad essere molto preoccupato. Fece mille controlli presso vari ospedali della sua città. Ma continuava a star molto male. Pensò fosse anche un fatto psicosomatico, dopotutto la sua ultima compagna lo aveva mollato malamente.  Aveva passato un brutto periodo, aveva anche cercato di dimenticarla viaggiando e bevendo pricatt come una spugna. Dal mal d'amore era quasi guarito, ma dai suoi disturbi no. Dopo molto peregrinare tra medici ed ambulatori, un amico gli consigliò il dottor Neteno, insigne luminare esperto in malattie rare. Eccolo, seduto nello studio del dottore....
Il medico rientrò, tra le mani i risultati delle analisi. Pallido, Lompolly lo guardò mentre nello stomaco sentiva il gelo della paura. “Caro avvocato, stia tranquillo, lei non ha nulla di mortale. Certo un problema fastidioso, ma nulla di troppo serio…..”, “la prego dottore mi dica…” disse con la gola ancora stretta da una morsa. “Non è un tumore della pelle, davvero nulla di preoccupante, semplice fotofobia, deve stare attento a non esporsi troppo alla luce diretta del sole. Quindi, per il viso può usare una buona crema protettiva ad alto fattore… tipo 50, la Delay o la Ofshere sono tra le migliori… e poi maniche lunghe, pantaloni lunghi, occhiali scuri e cappelli.” Sorrise finalmente tranquillizzato.
Certo ora che si era anche rimesso in cerca di una donna questa storia complicava tutto. Si era infatti da poco iscritto ad un'agenzia per cuori solitari, non avendo lui molto tempo per dedicarsi alla vita sociale lontano dall'ambiente di lavoro. L'agenzia Monap (NdR dal nome della dea dell'amore della tribù degli Jawai, noti per la loro allegria e fecondità), dava uno spazio internet ai suoi abbonati per incontrarsi, mettere annunci e così via.  Dunque quando tornò a  casa aprì il computer, andò sul sito e modificò il suo annuncio:

... cerco una donna, meglio se nuvolosa, ... purché non sia solare ...


 By farlocca

giovedì 22 gennaio 2009

Pasab

Pasab viveva ad Itskie. Era questo un paese molto confuso, nessuno era mai certo del proprio futuro, nessuno o quasi. Solo i ricchi e gli aristocratici lo erano. Pasab non era ricco.
Una sera, mentre sfogliava le bollette e i conti da pagare, alzò gli occhi e contemplò i suoi 30 metri quadri in affitto con affaccio sulla tangenziale. Lacrime colmarono i suoi occhi di precario a vita. Aprì internet, mise il suo annuncio:

"Cerco giovane ereditiera da prendere a cuscinate durante il tempo libero"

Si sedette e attese.

mercoledì 21 gennaio 2009

vistuya

Vistuya, in Hindi "lenta dissoluzione del mondo fenomenico nel "nulla" è un concetto filosofico nato nella scuola di Pratak, che si riferisce alla sostanziale identità tra lo zero e il due.
Lo stesso simbolo dell'infinito sintetizza la logica della Vistuya, essendo al tempo stesso due, zero, e naturalmente infinito. Questa sintesi, che si può a buon diritto chiamare scoperta, secondo Fukuyama porterà alla fine del dualismo nel mondo fenomenico, e alla conseguente fine di ogni conflitto e discordia nel mondo.
By Rosalux

martedì 20 gennaio 2009

Praphea



Praphea è una ninfa. Un tempo si nascondeva tra le onde del lago Headams, vicino alla città stato di Bablutf. Il lago era un luogo particolare nel quale sott'acqua si mescolavano estate ed inverno, nessuno sapeva come, ma la visione dell'acqua cristallina mescolata ai fiocchi di neve, era una delle attrazioni turistiche principali del luogo. Nessuno sapeva che era tutto merito della ninfa Praphea. Si sapeva della sua esitenza, qualcuno l'aveva anche vista, ma non aveva capito che fosse una ninfa. Infatti tutti davano per scontato che una ninfa fosse una bella ragazza, sempre giovane, dal corpo flessuoso, invece Praphea era decisamente brutta. Sua madre, la fata Strogra, l'aveva data via appena nata trovandola troppo brutta per tenersela a casa, l'aveva affidata al mago Spize, un brav'uomo, ma sempre ubriaco (aveva un debole per gazzosa e cowle, un liquore piuttosto potente prodotto nella regione). Essendo però un bravo mago e di cuore gentile, aveva tirato su Praphea con affetto, insegnandole molti trucchi magici alla portata di una ninfa, quindi non troppo magici, ma molto belli da vedere. Così lei, quando fu il tempo, lasciò la casa del mago Spize e si cercò un suo luogo. Per un po' costruì arcobaleni intermittenti, ma erano troppo effimeri per i suoi gusti e la gente si spaventava vedendone di così inusuali. Camminando per il mondo trovò il lago, provò i suoi trucchi e visto che piacevano decise di fermarsi lì.
Le cose le andavano bene, nessuno la disturbava e lei poteva vivere in pace in compagnia dei pesci e dei libri dei pyrie (N.d.R. sorta di elfi autoctoni della regione di Toembel noti per il loro talento narrativo). Per procurarsi questi testi, però, Praphea divenne imprudente. Andava in città travestita, ma la gente di Bablutf cominciò a notarla, ad averne paura e a dire di lei che era una strega cattiva. Le cose precipitarono e si organizzarono delle spedizioni per cercarla e cacciarla via. Così la ninfa del lago fu costretta ad andarsene.
Ora il lago Headams è solo un lago qualunque. Non ha più nulla di speciale, nessuno ha capito come mai l'effetto meraviglioso sia scomparso. Eminenti scienziati dibattono ma nessuno ne viene a capo. L'attività turistica ha avuto un crollo e l'amministrazione cittadina un calo di consensi del 64%. Nonostante si accusi l'amministrazione precedente i cittadini hanno richiesto nuove elezioni e la situazione è assai turbolenta.
Praphea invece ha finalmente trovato la sua dimensione, fa la vetrinista a New York, ha un successo enorme (NdR ha cambiato nome), qui i suoi trucchi un po' magici vengono universalmente riconosciuti come veri colpi di genio. Si è sposata con Unbbl (detto Peppe) creatore di moda emergente e uomo capace di vedere la meraviglia dove veramente è.

sabato 17 gennaio 2009

Galeotta fu la cicca

Bominki è la mia città e il mio nome è Svnebrc Winnessop.
Come nella migliore delle tradizioni locali, quella sera ero uscito di casa sbattendo la porta e sbraitando che me ne stavo per andare lontano, ero arcistufo del menage familiare. Bominki è un grande centro portuale affacciato sul golfo di Basindis, nell’estrema propaggine sud della contea dell’Unchend.
In famiglia siamo scaricatori di porto da diverse generazioni: a memoria d’uomo c’è sempre stato uno di noi Winnessop sul molo ad attendere bastimenti da tutto il mondo. Più precisamente gli Winnessop sono rinomati nell’ambiente per la peculiare esperienza nello scaricare da decenni un’unica, esclusiva merce: l’Emens. E’ un formaggio pregiatissimo, preparato con latte di Paterant, un curioso animale che vive sulle alture appena sopra la remota valle di Vallo (n.d.a.: non ci crederete, ma lo giuro, blogspot mi ha dato questa parola…).
Magari, se capita, un’altra volta vi racconto meglio anche la faccenda del Paterant. Produce latte di eccelsa qualità, ma il problema è che si tratta di un animale molto schivo. Per stanarlo dagli anfratti rocciosi nei quali si rintana e farlo scendere a valle per la mungitura, è necessario che i pastori specialisti del luogo, tutti rigorosamente diplomati in canto al conservatorio di Polopi (magna cum laude e carezza al bilizin da parte della rettrice), facciano risuonare per tutta la valle, con voce stentorea e tenorile, l’unico richiamo al quale il paterant non sa resistere: “…Isced!!!...Isced!!!”.
In ogni caso, non voglio menare troppo il rentu per l’aia con questi dettagli. La cosa che ricordo è che quella sera ero deciso a salire sul primo cargo battente bandiera del Bizerw e darci un taglio con la mia vecchia vita. Volevo mettere 2000 miglia fra me e Bominki.
Prima di compiere questo fatale passo, ero entrato solo un attimo al Cocannes, circolo ricreativo del dopolavoro portuale dal nome depistante, in quanto gestito dai soci dell’Axisett (Axociazione Intenzionata Severamente Estirpare Tutte le Tossicodipendenze).
Dovevo essere di umore veramente cupo, se posando uno sguardo indifferente e fugace sulle sinuose curve di quello schianto di Tomanat, a differenza di molte altre volte mi accorsi di provare solamente una lieve sensazione di acisecti al duodeno.
Tomanat era una biondona cliente abituale del Cocannes, nota a tutti con quel nomignolo perché, sull’ampia ottomana del ‘600 che faceva elegante sfoggio di sé nel suo salotto di casa, il traffico di uomini era più intenso di quello delle navi del porto.
Avevo già fatto un paio di partite a garkebal, una sorta di flipper a biglie dodecaedriche in voga all’epoca nell’Unchend, e mi ero messo poi di fronte ad una delle tante slotters del circolo. Speravo di tirare giù un po’ di spiccioli per il lungo viaggio che mi attendeva per mare, e stavo infilando nella fessura alcune monetine, non ricordo più se da un quarto di Entio o da 50 centesimi, quando l’ho vista. Sfavillante, invitante, irresistibile. Dietro al bancone del bar, appena sopra le spalle del mio amico oste Ganic Becanu: una stecca rosso fiammante di Prerap, da sempre la mia marca di sigarette preferita.
Ed è ridicolo a dirsi, ma in quel preciso istante, ogni mia velleità di fuga dalla monotonia si sciolse nell'animo come sputl al sole. Avevo capito tutto: il mio destino era la routine più ferrea: qualche km. di fotshiv lungo i viali della città per tenermi in forma, il lavoro, caricare Emens, scaricare Emens, i deliziosi mandi al ragù che sapeva cucinare mia moglie Honiza, ecc. ecc. Le piccole cose quotidiane noiose e ripetitive erano l’espressione migliore della mia essenza.
Così avevo preso la mia decisione: sarei stato il primo marito che era uscito di casa minacciando la fuga definitiva nello spazio e nel tempo, ed era rientrato a casa dopo 10 minuti con le sigarette in mano.
La frenesia che mi era salita in petto lungo la strada di ritorno a casa non mi aveva lasciato attendere: avevo dovuto aprire voracemente la stecca di Prerap, mettendomi a fumarne con voluttà una dopo l’altra, pregustando una notte di intensa passione con Honiza.
Per chi non conoscesse molto usi, costumi e prodotti locali dell’Unchend, ricordo infatti che le Prerap sono le sole sigarette al mondo che si fumano prima di fare l’amore.

By gillipixel


venerdì 16 gennaio 2009

brali

Estremità multiuso - branchie ed ali - del pomfite bralato, che apparve per una breve stagione nel cretaceo. Anello mancante - a giudizio della biologa evoluzionista Emanuella Kassirow - tra i pesci e gli insetti, ebbe vita breve: infatti per sfuggire alle prede muoveva le branchie, ma fuor dall'acqua sfortunatemente non respirava.
Stretto nella morsa della morte per asfissia e per divoramento, vivacchiava saltellando a pelo d'acqua e in breve si estinse ma lasciò di se' un ricordo indelebile, aprendo un nuovo mondo - quello dell'aria - alla vita biologica. Una piccola, sfortunata creatura, un grande eroe visionario dei futuri colonizzatori del mondo.

by rosalux

L’acredine dell’acronimo

Se c’è una cosa che suscita in me reazioni fortemente ambivalenti, questa è proprio la moda degli acronimi museali. Non so bene decidere se mi stanno simpatici o no.

Mi pare che tutto sia partito dal Museum Of Modern Art di New York.
MOMA ci hanno detto che si chiamava ad un certo punto, e poteva suonare anche attraente. Anzi, era proprio piacevole, un’idea azzeccata. Chiamare una grande istituzione della cultura mondiale con un nomignolo da cartone animato la rende familiare, induce a provare affetto per l’arte ed il suo ambiente, che ne esce svecchiato e scrollato di molte ragnatele.
Però poi la faccenda è dilagata ed hanno cominciato ad esagerare.
Questa ostinazione di andare tutti dietro al primo che dice “bau!”, di appecoronarsi alla vulgata senza un minimo di pudore, non la capirò mai. Cosa c’è infatti di più bello che venirsene fuori con trovate originali, metterci un po’ della propria fantasia, dire una cosa nuova nel modo che non è mai stata detta da nessuno?
Invece no. Dal MOMA in poi, basta che uno, per dire, esponga ad asciugare il suo guardaroba di mutande d’epoca appese al filo tirato sul vicolo, che subito sente ardere dentro il sacro fuoco dell’acronimo.
E il MAK (Österreichisches Museum für angewandte Kunst - Vienna), e il MACRO (Museo dell’Arte Contemporanea – Roma), e il MART (Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)…EKKEKKAZZ!!!
Roba che vorrei essere un facoltoso mecenate col pallino dell’arte solo per il gusto di creare la FART, Fondazione delle Arie Retro Trombeggiate.

Ma non sono né mecenate né facoltoso, così, molto più modestamente, mi accontento di interrogare l’oracolo di blogspot e sentire se almeno lui sa dirmi se gli acronimi museali alla fine mi piacciono o no.
Il mio museo si chiama DIGRE, Dispensario Iperrealista Gravido di Retrogusti Esterofili, ed ha sede ad Harkinve, nella profonda Scandinavia bergamasca.
Vi espongono regolarmente artisti del calibro dell’elvetico Frinesi, il noto vedutista di discariche rigorosamente contestate dai comitati civici; scultori della levatura di un Gyehombr, oriundo veneto-teutonico, padre della corrente dell’Umbratilismo (movimento di pensiero che propugna il credo della creazione plastica all’ombra delle frasche di un noce geneticamente modificato, traendo ispirazione dalla lieve brezza espettorata dai suoi stessi rami); e ancora, fotografi di classe superiore come il peruviano Pedboron, celebrato in tutte le permanenti del mondo per la sua collezione di scatti dedicati alla fuggevolezza esistenziale degli sputacchi di lama.
Addirittura il DIGRE è fucina di nuove forme d’arte: qui infatti, nel lontano 15 gennaio 2009 (alle ore 11 e 30), è stata iniziata la decennale tradizione del diaring, pratica dello spionaggio artistico senza finalità morbose dei diari intimi di casalinghe eroticamente insoddisfatte e bramose.
Al DIRGE è stato ospitato inoltre per otto mesi filati il Nosist, la più grande fra le “Opere inesistenti” concepite dal prozio del "Surrenalismo", Anzoac Decully, iniziatore del movimento del “metterlo in” (com’è “pro-memoriato” vagamente anche dal suo cognome). Questo movimento annovera fra i propri fondamentali comandamenti artistici il gabbare bellamente il pubblico. Classico effetto estetico suscitato nello spettatore che si avvicina a questa corrente (che dalla parte del pubblico è comunemente tradotta in “prenderlo in”) è il sentimento del pinfeut, antica parola dialettale eschimese che tradotta in idioma partenopeo sta a significare: “…pure 'sctà vòta manné fottute…”.

Alla fine, dopo la cura blogspot, vi dirò, non ci ho capito molto più di prima sui musei e sui loro acronimi. E così “…rimango nel dubbio, che lì si sta bene”, come diceva il saggio Fecab, capostipite del nobile popolo degli Sluenanc.

By gillipixel



Crampla

Dicesi crampla il vagheggiare di passate meraviglie, il ricordare con nostalgia un tempo passato che poco ha a che vedere con l'oggi di chi parla.
Crampla è anche la manifattura vetraia che produce dal 1632 prestigiosi oggetti da sempre riservati alla sola aristocrazia. Sita nell'ameno paesino di Blerber, locato presso le pendici del monte Evies, la manifattura è ancora attiva e con gli stessi dipendenti da ben 377 anni. Si dice che allo scoccare del 400esimo anno la manifattura ed i lavoranti svaniranno nel nulla.... (e finalmente poveracci).


By farlocca

giovedì 15 gennaio 2009

Manifesto


A giocar con le parole, l’uomo si è sempre divertito.
Forse ha cominciato addirittura un attimo dopo essersi reso conto della potenza che sta dietro l’atto del nominare le cose.
Forse già quel gran graffitaro di nostro nonno cavernicolo, sfilandosi l’anello di congiunzione che gli faceva tenere mezzo piede nelle vecchie scarpe da scimmione, non fece in tempo a dire “…bah!...”, che subito nel suo animo si formò la cognizione del “gioco” in quanto tale.
Per riuscire a giocare è indispensabile potersi astrarre dalla realtà (oppure sovrapporsi ad essa medesima): altrimenti rimane pur sempre semplice vivere.
Per potersi astrarre dalla realtà (oppure sovrapporsi ad essa medesima), le parole sono indispensabili. Altrimenti, hai voglia a gesticolare e grugnire per far passare agli amici un “quid informativo” equivalente alla frase: “…Ci troviamo alle 3 al campetto…il pallone lo porto io…”.
Senza tuttavia scomodare più di tanto i nostri remoti nonni abbigliati in pellicciotto di mammut, facciamo un balzo di parecchi millenni, e ascoltiamo cosa ci proponeva invece un caro zio mattacchione, ancora fresco di belle epoque:

“…Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l’articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l’altro disponendoli nell’ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo…”.

Manifeste sur l’amour faible et l’amour amer
Tristan Tzara - 1920
- in “Sept manifestes dada
Jean Jacques Pauvert - 1924

Tutto questo insomma per dire che lo spirito del qui presente bloghetto ha nobilissime origini, anche se la sua filosofia intende essere rigorosamente votata al cazzeggio più sublime.
E non ci sarà nemmeno bisogno di forbici, giornale e sacco.
Gli ingredienti necessari ce li fornirà lo “sforna-parole” di blogspot. Sì, esattamente quelle paroluzze proposte dal “genio della vocabolarietà surreale”, ogni volta che vi apprestate a fare commenti ai “blògghé-sse” dotati di coda a forma di “blogspot.com”.
Con il vantaggio ulteriore, rispetto alla ricetta poetifera proposta da zio Tristan Tzara, che queste parole sono “in cerca”.
In cerca di un loro significato. In cerca del nostro divertimento.